Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Recensione mostra “ Archeopatie II” al Complesso del Vittoriano di Roma
La mostra “Archeopatie II”, ospitata al Complesso del Vittoriano dall’11 al 23 settembre 2009, celebra il 50° anno di attività dell’artista Gianni Ottaviani, di origini Picene ma Milanese di adozione. Archeopatie: una parola composta da due termini che provengono dal greco; “archeo” che vuol dire antico, ”patie” che deriva da “pathos”, che vuol dire forte sentimento; quindi il concetto è “sentimento forte dell’antico” ma, ovviamente, di un artista moderno. Nelle 66 opere esposte confluisce la seconda fase della ricerca artistica di Ottaviani, iniziata negli anni Ottanta, che fonda le sue radici – come scrive l’artista stesso – nello “scavare nella memoria, documentare, ricostruire e riappropriarsi… Tentare di ricostruire integralmente, attraverso brandelli del passato, l’immagine di noi stessi e il senso del nostro percorso, è a volte impossibile come avviene anche nell’Archeologia classica, restano dei vuoti”.
Comunicato Stampa
La mostra “Archeopatie II” celebra il 50° anno di attività dell’artista Gianni Ottaviani, di origini picene ma milanese di adozione. L’esposizione museale rappresenta l’evoluzione capitolina della prima personale dell’autore, “Archeopatie”, svoltasi presso il Museo Archeologico di Milano dal 5 ottobre 1995 al 2 ottobre 1996 già patrocinata dal Comune di Milano. In tale occasione il Complesso del Vittoriano ospiterà un nucleo di 66 opere, tra cui diversi polittici, nel quale confluisce la seconda fase della sua ricerca artistica, iniziata negli anni Ottanta, che fonda le sue radici nello “scavare nella memoria, documentare, ricostruire e riappropriarsi”, come dichiarato nella prefazione del catalogo ufficiale pubblicato dalla Editoriale Giorgio Mondadori. Le opere di Ottaviani sono da interpretare come specifiche annotazioni della memoria, preziosi frammenti di un vissuto celati nell’inconscio, reperti di una storia umana che assurge ad un’archeologia dell’io. Freud l’avrebbe definita “Archeologia dell’anima”. L’ipotesi di una ricostruzione è tuttavia da escludersi, considerando che l’artista tende a mettere in evidenza la dispersione degli elementi nonché l’impossibilità di un recupero mnemonico integrale. In tal senso le lacune costituiscono lo specchio della fragilità del contemporaneo e il modus operandi di Ottaviani corrisponde ad un “processo di stratificazione archeologica” tra i “relitti del naufragio del passato”, come attesta Ermanno Arslan, Archeologo ed ex Sovrintendente ai Beni Artistici del Comune di Milano. In mostra figurerà anche una monumentale opera di dimensioni pari a 7×1,50 metri, realizzata nel biennio 2005-2006 e dedicata all’immagine del Cavallo, metafor di continuità e mezzo indispensabile per lo sviluppo dell’umanità. Essa è composta da 17 pannelli e 150 formelle, su cui l’artista ha raffigurato vari cavalli così come sono stati rappresentati dalla preistoria ad oggi nei campi più disparati mediante una ricerca simile a quella archeologica. Il soggetto del cavallo rappresenta una costante nel percorso creativo di Ottaviani, ispirata da un detto islandese: “Un uomo da solo è un mezzo uomo, un uomo con un cavallo è un uomo e mezzo“. Il giorno dell’inaugurazione il Circolo Ippico Il 13 Rosso di Rignano Flaminio, in simbiosi con l’opera dell’artista ha intenzione di effettuare un suo particolare omaggio al Cavallo con un intervento all’esterno del Vittoriano in Costume e a Cavallo qualora le autorità preposte ne concedano il necessario permesso. Gianni Ottaviani nel 2005 su incarico della Direzione del Ministero della Cultura della Turchia ha sovrinteso all’organizzazione della Biennale Internazionale d’Arte di Ankara della quale è stato anche Presidente della Giuria.
Ufficio Stampa: Sabrina Falzone – Critico e Storico dell’Arte
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