Archeopatie II
Mostra Personale al Complesso del Vittoriano di Roma
10-23 Settembre 2009
in collaborazione con Comunicare Organizzando
Il Vittoriano Arazzi della mostra Ingresso laterale
Sala superiore
Sale superiori
Sale inferiori
Sale inferiori
Presentazione : Interventi di: E.Arslan ex Dir.Museo Archeologico Milano – V.Rivosecchi Critico d’Arte – G.Ottaviani Artista – P.Prestipino Ass.Provincia Roma – C.D’Elia Assessore alla Cultura Comune Roma
il Pubblico durante la presentazione
Conferenza Stampa
Ermanno Arslan – Archeologo, Accademico dei Lincei, ex Sovrintendente ali Beni Artistici del Comune di Milano
Cristina Bettini Nicosia – Comunicare Organizzando s.r.l.
Cecilia D’Elia – Assessore alla Cultura della Provincia di Roma
Gianni Ottaviani – Artista e organizzatore di eventi artistici Nazionali ed Internazionali
Patrizia Prestipino – Ass. alle Politiche del Turismo, Sport e Giovanili della Provincia di Roma
Valerio Rivosecchi – Storico dell’Arte, Docente all’Accademia di Belle Arti di Napoli
Per una migliore comprensione della ricerca di Ottaviani è utile tener presente la simbologia di alcuni elementi ricorrenti nelle sue opere come :
“ Corpo mutile “
come percorso dell’uomo lacerato dagli eventi e dal trascorrere del tempo.
” Disco solare “
he indica l’aspetto essenziale della vita, la sua complessiva e definitiva globalità.
” Volatile “
assunto a simbologia alchemica del volo nel vuoto rigeneratore, l’aspirazione all’elevatezza.
Testi critici e particolari delle sale con le opere esposte
da “Archeopatie 2009” di Ermanno Arslan
Archeologo – Accademico dei Lincei già Direttore del Museo Archeologico di Milano ed ex Sovrintendente ai Beni Artistici del Comune di Milano
“…provenendo da esperienze diametralmente opposte, io giovane archeologo, lui giovane artista, constatammo ben presto che partecipavamo alle medesime ” Archeopatie ” e che insieme eravamo testimoni del naufragio del nostro presente, che stava lasciando scorie, brandelli, segni incomprensibili, così come il passato aveva fatto. Capivamo che il passato come il presente dovevano essere ricomposti in unità e continuità. L’ archeologo si riconosceva custode e garante di una stratificazione di memorie che la asettica razionalità della ricerca allontanava dal nostro presente. Accoglieva quindi l’amico che gli proponeva una stratificazione in atto del presente, armonicamente collocata nelle sue opere tra i relitti del naufragio del passato. Con un proposta che faceva riaffiorare un patrimonio di segni semplici e primordiali, da sempre presenti nel profondo dell’anima umana, che restituiva senso ai silenziosi oggetti archeologici fissati alle pareti (quasi si volesse impedirne una dissoluzione definitiva )…
L’Archeopatia, mia e sua, così ben ” ingranata ” nel flusso degli eventi del nostro contemporaneo, non poteva risolversi nel nulla. Il suo percorso ha infatti isolato, con uno scavo più interiore che materiale in una specie di archeologia dell’anima, i miti essenziali, primordiali. Segni, corpi, animali. Come il Cavallo che viene proposto come metafora di continuità, di misteriosa complicità con la nostra fatica di vivere… …quindi il passato e il presente si manifestano con la medesima forza simbolica, si confondono, convivono, sono complementari, in un percorso creativo che è sempre stato coerente, che non ha visto cambiamenti di rotta. Ottaviani insiste sulla incompletezza e sulla frammentazione, riconoscendo come utopica e impossibile la completezza, l’organicità ….all’armonica ricomposizione di quanto ci giunge dal naufrago dei tempi e del presente mancherà .Gianni Ottaviani non è guarito dall’Archeopatia, la coltiva, la sviluppa, l’ articola sempre più, su un percorso sempre più labirintico, indicandoci segni, gesti, figure, sempre più semplici, sempre meno comprensibili. Ha terminato il percorso ? Sono sicuro di no. Prosegue e ci chiede di accompagnarlo sempre . Così Ottaviani nella risacca di passato e presente, raccoglie oggetti, cocci, frammenti, ciò che è utile e ciò che non lo è più,il quotidiano e lo straordinario, li mescola, ce li offre . Ritrova in essi se stesso e invita tutti a ritrovarcisi.”
Alcune opere esposte :
Come premessa alla Mostra Ottaviani ha esposto per il suo messaggio la riproduzione, su carta a mano da lui realizzata,di un geroglifico trovato in un libro scolastico ma di dubbia autenticità.
Traduzione:
“L’arte non ha limiti e nessun artista possiede la perfezione”
Architetto Ptahotep 3000 a.C.
Al Cavallo 2005-2006
“Un uomo da solo è un mezzo uomo, un uomo con un cavallo è un uomo e mezzo”
Ottaviani colpito da questo detto Islandese ha voluto rendere omaggio con quest’opera all’animale che è stato indispensabile supporto in ogni campo e in ogni epoca per lo sviluppo dell’umanità. Dopo ampia ricerca l’artista ha riprodotto su formelle, con tecnica propria della documentazione archeologica, centinaia di cavalli rappresentati in
opere artistiche- preistoriche – classiche – moderne e anche in altri settori come giocattoli – pubblicità ecc.
L’opera è in divenire ed attualmente è composta da 17 pannelli con uno sviluppo lineare di circa mt.7.
Selezione di alcune formelle
Archeoenigmi ” 2009
L’ opera è stata esposta smembrata, mancante di alcune formelle, in quanto Ottaviani ha voluto ricreare negli osservatori la stessa sensazione che egli prova ogni volta che si pone davanti ad un ‘ opera d’arte non integra, a causa della sua frammentazione, dispersione o delocalizzazione prodotta dal tempo o dagli interventi dell ‘uomo . Spesso sono opere trafugate come molti polittici, come i fregi del Partenone o gli obelischi Egizi, opere che erano state create per un determinato luogo in base a motivazioni culturali o religiose e dove quindi avrebbero esclusiva ragione di essere.
” La macchina del tempo”
di Valerio Rivosecchi Storico dell’Arte – Docente all’ Accademia di Belle Arti di Napoli.
” …… Dunque, già a questa data la singolare ” macchina del tempo ” che Ottaviani sta mettendo a punto compie le sue prime esplorazioni in un Passato che diviene sempre più ampio e articolato…. Le opere iniziano a costruirsi intorno a frammenti di idee o di miti sopravvissuti al naufragio della storia, ma anche a segni e a forme che appartengono alla vicenda della pittura e della scultura …….. Alla sottile, evanescente traccia che si viene a costituire tra i frammenti della sua scoperta quotidiana, Ottaviani offre spazi sospesi e aperti alla visione ma connotati da una dichiarata sacralità: il grande amore per la geometria si condensa nelle forme archetipe della stele, del tempio, del polittico, dell’altare, ed ecco nascere e concretizzarsi le Archeopatie….
Da un lato aiutano a leggere il passato come uno sterminato serbatoio di suggestioni la cui portata va molto al di là del loro significato storico, assumendo nel presente il valore di metafore privilegiate di qualcosa di eterno ed immutabile, riposto nel fondo della nostra psiche.Dall’altro appaiono inequivocabilmente attuali, proprio nella loro frammentarietà e fragilità, specchio di una condizione contemporanea che prevede al tempo stesso un inconscio senso di disgregazione e un altrettanto forte desiderio di ricostruire la perduta unità………..Si precisa così un altro aspetto delle Archeopatie, che sotto questo profilo appaiono, anche, come una riflessione sul linguaggio delle arti visive, le uniche ad avere il privilegio di poter comporre in un unico discorso segni di natura così diversa, oggetti materiali, concetti, gesti, rappresentazioni della realtà apparente e forme astratte. Saper orchestrare le tante diverse suggestioni provenienti dalla storia di questi linguaggi è forse la sfida più difficile della mostra di Ottaviani, a due passi dai Fori.
Valerio Rivosecchi
” Vietnam effetti collaterali ” – 1968
La presenza di questo particolare polittico del 1968 nella personale dedicata alle opere dal 1984 ad oggi, è stata voluta da Ottaviani come memoria di quel lontano periodo carico d’importanti avvenimenti personali, sussulti politici, e di eventi tragici come la deprecata guerra del Vietnam, che ancora oggi violenta, straziandoli, i corpi di una popolazione che si è cercato di bonificare anche con pioggia di …veleni. Tragedia umana, evento da cui l’artista ha tratto in seguito le motivazioni per i suoi ” corpi mutili ” e la realizzazione di molte opere di questo periodo delle Archeopatie . I Vivi di
“ La Discarica” 2009
Con quest ‘opera Ottaviani ha simbolicamente ricreato una mini discarica in cui ha depositato alcuni materiali in disuso,rifiuti che si sono accumulati e stratificati nel tempo nel suo studio.Materiali che però sono stati parte determinante nella sua creazione artistica e che ha voluto preservare dalla distruzione e rendere loro una dignità.
Come spesso avviene nelle sue mostre, ha poi coinvolto i visitatori in una performance invitandoli a prelevare alcuni reperti, come se si trattasse di un sito archeologico, ed inserirli in una busta trasparente che ha poi firmato e donato come documento storico del suo percorso artistico e memoria dell’evento.
Prelievo reperti
Tracce 2009 Performance :
intervento di frammentazione, dispersione e rigenerazione di un’opera d’arte.
L’ opera è ispirata dagli antichi marchi per filigrane di carte prodotti a Fabriano dal 1293 al 1599 raccolti dai Fratelli Zonghi e pubblicati nel 1881.I 130 marchi sono riprodotti a china su carta a mano fatta a misura dall’artista.
L’opera è realizzata con la collaborazione di artisti nazionali ed internazionali che hanno eseguito 130 mini-opere sul tema della frammentazione, dispersione e delocalizzazione delle opere d’arte. Della Performance sono stati parte attiva i visitatori, infatti ognuno ha potuto prelevare una delle 130 tessere che compongono l’opera ” Libro della memoria ” inserirla nella busta trasparente predisposta e conservarla come memoria della mostra. L’opera è stata quindi gradualmente frammentata ed infine dissolta. Ogni tessera prelevata è stata sostituita di volta in volta, da una mini opera realizzata da un altro artista sul tema della problematica della frammentazione e delocalizzazione delle opere d’arte. Alla fine tutte le nuove nuove tessere hanno dato vita ad un’altra opera ” Tracce” ; L’arte che rigenera se stessa. Anche con quest’opera Ottaviani ha voluto simbolicamente evidenziare l’impatto che a volte ha il percorso del tempo e dell’umanità sulle opere d’arte quando per varie cause ne provoca la frammentazione, la dispersione o la delocalizzazione e della necessità della loro ricollocazione nei siti originari. Ciò in particolar modo se tali opere sono state create per un determinato luogo in base a motivazioni storiche, culturali o religiose, e dove quindi hanno esclusiva ragione di essere. Tra queste opere vanno citati ad esempio, oltre ai vari Polittici religiosi razziati dalle nostre chiese, gli obelischi Egizi asportati dai lori siti per finire spesso come spartitraffico nelle nostre città, sormontati a volte da simboli religiosi e storici non propri, i Cavalli di S.Marco bottino dei Veneziani, prelevati dall’ippodromo di Costantinopoli, le testimonianze della civiltà Etrusca e Romana trafugate dai tombaroli ecc. Basterebbe pensare ad un ipotetico strappo degli affreschi della Cappella Sistina e alla loro dispersione in varie sedi museali nel mondo, per avere coscienza di tale problematica. Questo però è purtroppo avvenuto con il Partenone agli inizi del 1800 a causa dell’appropriazione da parte di Lord Elgin, che era stato autorizzato a prelevare solo qualche frammento dei fregi, di buona parte delle sue decorazioni : 56 lastre del fregio, 15 metope e 12 statue dei frontoni. Opere che poi rivendette nel 1816 al British Museum di Londra dove ancora oggi sono assurdamente esposte malgrado i tentativi messi in atto negli anni da Melina Mercuri e dal Governo Greco anche recentemente ora che si sono dotati di un modernissimo Museo idoneo ad accoglierle.
“Tracce” 2009
Un’ ampia rassegna stampa è presente su internet alle voci :
“Gianni Ottaviani Archeopatie II ” e ” Archeopatie II “
Documentazione fotografica e rielaborazioni :
Francesco Galizi, Gianni Ottaviani, Antonella Pecoraro, Jeannette Rutsche
Studio: Via T. Gulli 60 20147 – Milano Cell. 3395051140
info.ottaviani@gmail.com / giannimail.ottaviani@gmail.com / sito www.gianniottaviani.it